sabato 26 aprile 2008

Il libro che mi ha cambiato la vita

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Il libro che mi ha cambiato la vita

Sull’ultimo numero di New Scientist diversi scienziati raccontano qual è il libro che ha cambiato loro la vita. Si scopre così che se per Oliver Sacks è stato il molto prevedibile “L’uomo che non dimenticava nulla” del neuropsicologo russo Alexander Luria, per Vilayanur Ramachandran è stato “The art of soluble” del Premio Nobel per la fisiologia Peter Medawar. “Ho capito che la scienza era una grande, romantica avventura” dice il neuroscienziato indiano.

I libri possono davvero cambiare la vita, nelle grandi e nelle piccole cose: la primatologa Jane Goodall, per esempio, ha scelto “Liberazione animale” del filosofo Peter Singer, uno dei pionieri dei diritti degli animali, perché “appena lo lessi divenni istantaneamente vegetariana”.

Il fisico teorico e divulgatore Michio Kaku ha tutta la mia simpatia, avendo scelto “La trilogia della Fondazione” di Asimov, mentre il suo collega Sean Carroll preferisce “Uno, due, tre…infinito”, un superclassico (è del 1947) del fisico russo George Gamow. “Sono una di quelle persone fortunate che sapeva già a 10 anni che cosa voleva fare nella vita” dice Carroll. “Cosa ne sapeva un bambino di fisica o cosmologia? Sapeva, perché aveva letto il libro giusto”.

C’è chi su un libro letto da bambina ha fondato tutta la propria vita di scienziata. È la psicologa dello sviluppo Alison Gopnik, la cui teoria dell’apprendimento infantile deriva dal suo amore per “Alice nel paese delle meraviglie”: nell’intervista sostiene di aver abbandonato una carriera di filosofa chomskiana per studiare le basi dell’apprendimento “perché ero colpita dalla cecità degli adulti, specialmente dalla loro incapacità di riconoscere che i bambini sono molto più intelligenti di loro”.

Il gioco, da vera bulimica della lettura quale sono, mi piace molto: qualche giorno fa, parlando di neuroni specchio in una trasmissione scientifica della TV svizzera mi è venuto spontaneo ricordare che l’uomo è l’unico essere vivente in grado di provare emozioni non solo vedendo un suo simile che le prova, ma anche leggendo, cioè sentendo raccontare (o solo evocare) le emozioni con le parole.

Allora ve lo rilancio e comicio io stessa. Il libro che mi ha cambiato la vita è stato “La peste” di Albert Camus. albertcamus-8cdd7.jpg

Dovevo avere 14 o 15 anni, quando lo lessi, e anch’io, fin da piccola, sapevo cosa volevo fare: “il dottore”. Ma questo libro mi ha illuminata: c’era dentro tutto, la vita, la morte, la lotta contro la malattia, la paura, la caducità dell’uomo, l’altruismo e l’egoismo. Per anni il dottor Rieux è stato il mio personale riferimento etico nel mondo della medicina. Da adulta ho capito altre cose di questo grande libro, e in particolare la sua potenza metaforica, ma da adolescente, pur restando in superficie, mi ha davvero cambiato la vita, dando una consistenza emotiva al mio amore per la medicina (e forse anche per il genere umano).

11 commenti a “Il libro che mi ha cambiato la vita”

  1. iospc ha scritto:

    Il libro che mi ha cambiato la vita, è stato “La vita e le opere di Franck Lloyd “. Stavo facendo il militare di leva, ho letto questo libro e mi sono iscritto ad Architettura. La mia vita è stata una vita da Architetto. Avrei potuto condurre una vita da Avvocato. Al tempo, era la scelta B. Sarà stata la scelta giusta per me?
    Ora, leggo libri di filosofia orientale. A volte mi trovo a pensare: se avessi letto allora un libro di Osho?

  2. Giuseppe De Santis ha scritto:

    A me nessun libro mi ha cambiato la vita,ma se dovessi scegliere,sceglierei ,Le profezie di Celestino,parecchi dei titoli che avete citati li conosco,non tutti.I ho letto la Peste l’ho trovato brutto,pesante.Ho letto tutta la Fondazione di asimov,per fortuna ognuno è diverso,a me non mi ha cambiato la vita.Ho letto tropico del capricorno,beh posso dire mi ha insegnato la libertà sessuale .La liena d’ombra l’ho letto di Conrad , non mi piace come autore.Di Verne in passato lessi Viaggio al centro dela Terra,di recente dalla Terra ala Luna e ventimila leghe sottoi mari,ma quello di Verne che adoro è il viaggio intorno al mondo in 80 giorno,il cinema questo libro lo ha reso odioso,ma se uno lo legge è straordinario.Libri scientifici letti belli,finora pochi.Uno dei libri più commoventi è peter camenezid di Hesse e i l più poetico un racconto di Clarcke,La Stella.A proposito di Angelo Bona,pure a me piace ho letto L’amore maestro e un altro quell o citato non lo conosco sull’pnosi regressiva,ora mi accingo a leggere La stazione del cuore.Io finora ho letto 1600 libri e non sono diventato matto,anzi ho ampliato le mie capacità .peccato che tutte le cose che ho imparato non riesc a metterle a frutto.

  3. cattaneo-lescienze ha scritto:

    E va bene facciamo outing. I libri che mi hanno cambiato la vita, ma molti molti anni fa, sono tre. “Rapporto sugli UFO”, di J. Allen Hynek; “Uomini e granchi”, di Josué de Castro; “I grandi matematici”, di Eric T. Bell.

    Avevo tredici anni, o giù di lì. E quando ho smesso di cercare tracce di vita extraterrestre con il telescopio amatoriale che mi aveva regalato uno zio molto caro, e di risolvere il problema di Fermat con l’algebra delle medie, ho deciso di iscrivermi a fisica.

    Quanto al libro di de Castro – medico brasiliano e attivista contro la fame nel mondo, di cui ricorre il centenario dalla nascita proprio quest’anno – è una storia di miseria nelle favelas di Recife. Me lo consigliò la professoressa di italiano delle medie, chissà perché. Credo mi abbia raccontato, soprattutto, che il mondo non finiva a Melegnano, e che c’erano un sacco di cose da vedere, oltre le colonne d’Ercole.

  4. Daniela Ovadia ha scritto:

    Mi sorge spontaneo notare che sia tra gli scienziati intervistati da New Scientist sia tra i commentatori del blog, i libri considerati fondamentali sono spesso in qualche modo collegati al mestiere che uno si è scelto. Nessuno, finora, ha citato i classici “romanzi di formazione”, quelli che ti insegnano, per esempio, i misteri del sesso o delle relazioni interpersonali, l’indipendenza o quant’altro. Sarà una deformazione mentale degli scienziati? Mio marito, infatti, che scienziato non è ma appassionato di mare e vela, ha scelto “La linea d’ombra” di Josef Conrad (tipico “romanzo di formazione”).
    E a ben cercare, prima di “La peste”, il libro che mi ha veramente segnato è stato (guai a chi ride!) il ciclo di “Piccole donne” di Luisa May Alcott. L’ho riletto decine di volte, e ce l’ho ancora in libreria, tutto rappezzato con lo scotch.
    Oggi è proprio fuori moda, ma io ammiravo l’indipendenza di Jo, sognavo grandi storie d’amore come quella di Amy, ho capito le fatiche della maternità leggendo dei gemelli di Meg… A modo suo, è stato un libro che mi ha dato un’impronta “femminista”, che mi ha fatto capire che le donne possono fare di tutto. Mica un messaggio da poco: io ci sono arrivata divertendomi un sacco con la May Alcott, c’è chi per giungere alle stesse conclusioni si è fatta una testa così con la Muraro ;-)

  5. Antonio ha scritto:

    Il libro che mi ha cambiato la vita è “Il palpito dell’Uno” di Angelo Bona. Ok, non è proprio “scientifico” però evoca una potenza emozionale inaudita. E mi sta indirizzando verso il campo della psicoterapia e dell’ipnoterapia

  6. Gianluca ha scritto:

    Dario… dalla tua descrizione pareva parlassi di Kary Mullis premio nobel per la chimica per la scoperta della PCR… Tra l’altro il suo libro è molto bello (ne ho una copia autografata…). “Ballando nudi nel campo della mente”.

  7. SergioScalet ha scritto:

    Oh, che bell’argomento. Il libro che mi cambiò fu Psicologia e Alchimia di Jung.
    Da lì ho iniziato ad accordarmi con il mio Inconscio.

  8. alfredo melloni ha scritto:

    Grazie mille… mi hai fatto fare una sana risata!

  9. Max Long ha scritto:

    I libri probabilmente catalizzano qualcosa che già è presente nella nostra anima, suggerendoci risposte a seconda della nostra indole. Non hanno lo stesso effetto su chiunque e in qualsiasi momento della propri vita lo si legga. Per ogni età ho un libro che mi ha dato risposte, suggerito la strada, emozionato. La scelta delle letture è determinata dall’effetto del libro precedente. A volte la curiosità porta a comprare un libro a 1000 lire e ti si apre un mondo. E i mondi narrati da Jules Verne sono stati la base di partenza per un giovane, oggi quarantenne, che non ne vuole sapere di smettere di studiare “perchè la materia di studio è infinita, ed è la vita” (cit. Guccini Francesco).

  10. makett ha scritto:

    Il libro che mi ha cambiato la vita è il De Anima di Aristotele.
    Anche se penso di non essere l’unico!

    Cioa

    http://makett.blogspot.com/

  11. Dario Bressanini ha scritto:

    Facevo la seconda elementare, e fui folgorato dalla figura di uno scienziato così lontano dallo stereotipo del “secchione occhialuto sfigato”. Da quel momento sapevo che avrei voluto diventare uno scienziato, anche se non avevo ancora scelto il campo di studio. Lo scienziato che mi aveva colpito era un chimico, perché sintetizzava molecole, ma anche un fisico, perché costruiva apparecchi strabilianti basati sulla meccanica quantistica. Un matematico, che risolveva problemi matematici avanzatissimi. Era anche un astronauta e progettista di un razzo che volò verso …marte! Ebbene sì, lo scienziato che mi influenzò profondamente era un personaggio dei fumetti: Reed Richards, capo dei Fantastici Quattro. Le sue avventure le seguo ancora oggi ;-)

    Dario

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