"Non so se siate a conoscenza, ma secondo I dati ufficiali in questo Paese muoiono tutti gli anni per denutrizione 30.000 bambini. Denutrizione è una maniera dissimulata per dire fame. Se questi sono i dati ufficiali, noi pensiamo che la realtà sia molto più affliggente (...) In questo mese una commissione del governo ha scoperto nel Paese l'esistenza di 3.700.000 bambini carenti e 800.000 in grave situazione di denutrizione. Suggeriscono come soluzione immediata la creazione di focolari sostitutivi, come precisamente è quello che voi, tramite Emilio, state facendo con il "Jardín de los niños".
Così scriveva nel 1987 il vescovo della città di Posadas - Argentina P. Alfredo Constable al gruppo di volontari italiani "Gli amici di Emilio Marchi", che da due anni avevano iniziato ad organizzarsi per sostenere dall'Italia il primo "Jardín de los Niños".
Nel marzo dello stesso anno si costituisce in Argentina l'Associazione "Jardín de los Niños" che sorgerà in Italia con lo stesso nome l'anno successivo per appoggiare l'attività dell'Associazione argentina attraverso l'adozione di solidarietà a distanza. Le iniziative congiunte delle Associazioni argentina e italiana sono forti, ma c'è una persona che anima e dirige le attività: Emilio Marchi.
Cenni sulla vita di Emilio Marchi
Il cognome italiano rivela le sue radici: il padre, originario di Borgoricco in provincia di Padova, emigrò in Argentina appena quindicenne, nel secondo anno della "era fascista". Nel 1949 si spense a Buenos Aires, forse immaginando per il figlioletto di sette anni, che portava il suo stesso nome, un avvenire ben più sereno, in un Paese che usciva dalla seconda guerra mondiale come uno del primi, più ricchi e promettenti stati del mondo. E così fu per tutti quegli anni che videro la ricchezza dell'Argentina, nel dopoguerra, realizzarsi anche mediante l'intraprendenza di Emilio Marchi, titolare a Buenos Aires di una fabbrica di macchinari e trasformatori elettrici (F.A.E. - Fabbrica Argentina Elettronica).
Emilio Marchi è uno dei pochi "desaparecidos" che é "riapparso" grazie all'intervento di organismi internazionali. Dopo un'esperienza di detenzione e sevizie a dir poco drammatica, questo imprenditore, con tutti propri beni sequestrati dai militari, viene estradato in Italia dove sopravvive vendendo i quadri che dipinge. Alle mostre di quadri conosce molti amici i quali successivamente danno origine all'Associazione che oggi raccoglie più di millecinquecento persone in Italia, tra soci e simpatizzanti.
Nel 1983, con l'amnistia politica, appena furono aperte le frontiere con l'avvento del nuovo governo democratico, Emilio compie un viaggio in Argentina. Quando torna in Italia riflette a lungo deciso a rimpatriare definitivamente ma non più nel ruolo del piccolo imprenditore. I suoi occhi hanno ormai visto la miseria in cui vivono molti bambini delle classi povere. Nel giugno 1986 torna nel suo Paese non per trovare finalmente riposo o per ricevere il giusto risarcimento per le ingiustizie e le violenze subite, ma per dare il proprio contributo alla ricostruzione materiale e morale del suo popolo. Egli vuole partire dai più piccoli, vuole diventare il papà di alcuni bambini altrimenti destinati all'accattonaggio e all'ignoranza. Il suo progetto è quello di costruire un'abitazione dove accogliere questi bambini.
Da qui, dalla vita di Emilio che è questo pezzo di storia Argentina, inizia la vita della nostra associazione.
Nell'assemblea dei soci dell'aprile 1998 si è presa all'unanimità l'importante decisione di allargare il nostro intervento e gli aiuti anche ad altre emergenze ed altre realtà: Rwanda, Brasile, Equador, Perù.
Il nostro interesse principale rimarrà ovviamente incentrato sui jardiños di Emilio a Posadas, ma le continue richieste di aiuto che giungono da varie zone di missione per aiuti rivolti particolarmente ai bambini, ci obbligano ad allargare la nostra solidarietà verso progetti altrettanto seri e ben strutturati come quelli finora realizzati a Posadas: insieme si può fare ancora molto.
Dice un canto brasiliano: "Se sogniamo da soli, allora è solo un sogno; se sogniamo insieme è l'inizio della realtà"
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